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La Sardegna vanta una ricca produzione di artigianato locale nel settore degli utensili da taglio. Armi bianche sempre più apprezzate e ricercate non solo per un uso quotidiano da parte di cacciatori e pastori, ma anche dai collezionisti e da semplici appassionati di questi originali manufatti.
I tradizionali coltelli sardi a serramanico sono diventati col tempo un vero oggetto d’arte richiesto in tutto il mondo e vengono realizzati nelle forme e nei materiali più svariati.
Forgiati soprattutto nell’entroterra nuorese, i coltelli sardi hanno origini remote. Inizialmente, erano utilizzati soprattutto dai pastori per le attività di tutti i giorni.
Da allora molto è cambiato, non solo nella fruizione, ma anche nella loro produzione. Gli artigiani locali dispongono oggi di strumentazioni sempre più moderne. Questi oggetti vengono realizzati solo in parte con la tradizionale forgiatura a caldo, che è stata soppiantata da tecniche più innovative. Anche i materiali sono più vari e preziosi rispetto al passato. Molti coltelli da collezione raggiungono anche cifre proibitive.
Tra i modelli più famosi di coltelli sardi, c’è senza dubbio il Pattada, noto anche come Sa Resolza.
Si caratterizza per il manico in corno e la lama in acciaio e ha una tradizionale forma a foglia di mirto. Col passare del tempo questo modello ha subito modifiche estetiche e stilistiche.
Secondo la tradizione, il coltello di Pattada nacque, nell’omonimo paese al centro della Sardegna, dall’idea di due fratelli Giovanni e Giuseppe Bellu.
Pattada era già nota per la capacità dei suoi abitanti di lavorare il ferro. Le tecniche di lavorazione del ferro erano state portate in paese dagli arabi e dagli spagnoli. Dal ferro ai coltelli il passo fu breve.
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